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I Celti e le Cattedrali Gotiche

In un altro articolo trattammo la correlazione fra Mont Saint Michel e i  Celti > qui

Non possiamo prescindere dal fatto che le popolazioni migrarono, nei millenni per ragioni diverse, in vari luoghi sulla Terra. Queste migrazioni hanno portato intere civiltà a mescolarsi con altre e a creare nuove culture. Così è stato per le popolazioni celtiche, come già detto molte volte. In questo articolo ho voluto esaminare la correlazione fra i Celti e le Cattedrali Gotiche, scoprendo che di base le Cattedrali Gotiche sono state erette per le stesse ragioni descritte nell’articolo relativo a Mont Saint Michel.

Parte del testo è stato tratto dal libro “I Celti – Alle origini della civiltà d’Europa” Edizioni Giunti

Molti, a torto o a ragione, hanno notato nella fioritura dell’architettura gotica, soprattutto in Francia, un clamoroso recupero dei valori più profondi e del patrimonio di sapienza della cultura celtica. Per quanto riguarda il repertorio iconografico cui attinsero gli artefici delle sculture e dei partiti decorativi della cattedrali, gli storici ufficiali dell’arte non hanno dubbi sull’importanza avuta dal monachesimo irlandese. H. Focillon, per esempio, parla in proposito di “un antico fondo celtico”, sul quale i monaci miniatori avrebbero operato fino a far scaturire – deformata, snaturata, ricostituita nei suoi elementi, resa infinitamente più agile – una nuova immagine dell’uomo capace di piegarsi a tutte le esigenze della scultura monumentale.

La questione è più misteriosa se si valuta la continuità millenaria nell’attribuire a determinati luoghi una intrinseca “sacralità”, come dimostrerebbe il fatto che molte cattedrali sono sorte in luoghi già oggetto di culto da parte di antiche comunità celtiche, circondati da un alone “magico” per i loro poteri curativi o il regolare verificarsi di eventi miracolosi. Sembra in effetti che i celti avessero piena consapevolezza delle energie – telluriche e cosmiche – che operano nella natura e del loro ruolo fondamentale in tutto ciò che ha a che vedere con la vita. I costruttori gotici avrebbero fatta propria questa antica sapienza, rendendo un tardo omaggio a quei culti che la Chiesa aveva combattuto nelle aree celtiche cristianizzate fino all’VIII secolo.

La cattedrale di Chartres si presta in modo particolare a suffragare questa tesi. Costruita su un poggio dove prima sorgeva un tempio gallo-romano, può concentrare le vibrazioni energetiche provenienti dal sottosuolo grazie alla galleria “isolante” che è stata scavata attorno a questo poggio. La spinta verticale dell’edificio fa invece sì che possa captare meglio le energie cosmiche. Il fedele, quindi, quando entra nella chiesa ne vive concretamente il significato religioso e simbolico, poiché viene a trovarsi nel punto energetico ideale di congiunzione tra la Terra e il Cielo.

Un’altra sopravvivenza della tradizione celtica di cui vi è traccia in varie cattedrali gotiche è il culto delle Vergini nere (a Le Puy, Rocamandour, Quimper, Vichy, Marsiglia e Chartres). Gli studiosi lo ricollegano alla Madre-Vergine-Sposa Karidwen, l’aspetto femminile dell’Oiw, venerata dai Celti sia come Dea Bianca (la Luna Nuova), sia come Dea Nera, la Luna Vecchia dea della morte e della divinazione. La frequente collocazione delle vergini nere in camere sotterranee è la prova del loro collegamento con la Terra di cui i Celti veneravano “lo spirito”.

Pare che furono i Cavalieri Templari a ricercare, studiare e portare in Francia questa sapienza. Si ritiene avessero rinvenuto documenti relativi alle “LEGGI DIVINE DEI NUMERI,DEI PESI E DELLE MISURE” sotto le rovine del Tempio di Salomone a Gerusalemme e li avrebbero forniti ai costruttori di cattedrali.

Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari, avrebbero potuto comprendere. Infatti la grandiosità, l’imponenza e tutta una serie di misteri non risolti hanno fatto diffondere attorno alle cattedrali gotiche numerose leggende legate a figure ed oggetti leggendari della storia del Cristianesimo, dai Cavalieri Templari al Santo Graal.

Furono costruite improvvisamente in Europa, intorno al 1128 (cattedrale di Sens), proprio dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Terrasanta, con una maestria costruttiva tecnica e architettonica completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l’altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. I piani di costruzione e tutti progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l’alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo. Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.
Inoltre vennero costruite su luoghi già considerati sacri al culto della “Grande Madre”, ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo; molti di questi luoghi inoltre sono dei veri e propri nodi di correnti terrestri, ovvero punti in cui l’energia terrestre è molto forte (grandi allineamenti di megaliti). Hanno pianta a croce latina: la croce “è il geroglifico alchemico del crogiuolo” (Fulcanelli), ed è nel crogiuolo che la materia prima necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in un qualcosa di più elevato, senza contare che il simbolo della croce era già presente anche in epoca precristiana.

Grande Madre (Venere) 

Tornando all’argomento delle Vergini nere è evidente che queste incarnano significati affini a quelli di Iside (e Karidwen è il suo corrispondente celtico), infatti, la loro originaria collocazione in camere sotterranee le collega alla dea Madre Terra. Addirittura in alcuni graffiti dedicati a queste figure si può leggere “Virgini pariturae”, oppure: “Isidi, seu Virgini ex qua Filius proditurus est”, per non parlare del fatto che una statua di Iside è stata rinvenuta nel corso di lavori nella cattedrale di Santo Stefano a Metz.
Questo culto nel tempo, nell’epoca della cristianizzazione, si è fuso con il culto della Vergine Maria Madre di Gesù.

La pianta delle cattedrali ha sempre la forma di una croce latina che, simbolicamente, rappresenta l’essere umano. L’abside corrisponde alla testa, il transetto alle braccia, le navate al corpo e alle gambe mentre l’altare ne rappresenta il cuore. D’altra parte il transetto corrisponde agli equinozi e ai solstizi mentre l’asse verticale corrisponde ai poli in relazione all’equatore. L’abside punta verso Est, nella direzione del Sole che sorge; un portone guarda al freddo e oscuro Nord, ma il portale principale punta a Ovest. A sud un grande rosone di vetro colorato lascia entrare la luce solare in tutto il suo splendore.

Il rosone simboleggia il Sole che, nella mitologia celtica, scandiva i tempi ciclici nella vita degli esseri umani. Ma non si può tacere sul fatto che la rosa stilizzata era, nell’Antica Grecia, associata al culto di Afrodite, dea dell’amore. Tuttavia, passando attraverso il culto di Iside, la sensualità della rosa diventa più sottile, più spirituale e, come tale, suscettibile di essere inglobata nella tradizione cristiana ove rappresenta la Vergine Maria, la Rosa Mistica.

Sebbene nelle cattedrali la cospicua verticalità dell’impianto architettonico enfatizzi l’impulso diretto dalla Terra al cielo, da un punto di vista esoterico il percorso si compie in direzione opposta, cioè dalla superficie della Terra verso il suo interno: “Visita interiore terrae…”

È per questo che, nei sotterranei di molte cattedrali si scavano pozzi la cui profondità corrisponde esattamente all’altezza del pinnacolo più alto. In effetti i costruttori sono coscienti del fatto che qualunque intervento sulla struttura terrestre può alterare l’equilibrio cosmico, dato che la Terra è un organismo vivo che non può essere profanato impunemente. Quindi si cautelano e, al momento della posa della prima pietra, che rappresenta anche l’inizio del loro stesso percorso di edificazione spirituale, fanno supervisionare la cerimonia da un astronomo.

I Celti quindi avevano già conoscenze esoteriche relative alla natura terrestre e all’energia sprigionata da essa e dal cosmo. I Druidi tramandarono queste conoscenze che vennero poi elaborate dagli architetti delle cattedrali.

La Leggenda di Giuseppe d’Arimatea

Una leggenda narra che la nascita della Chiesa celtico/irlandese fu ad opera di Giuseppe di Arimatea, colui che chiese il permesso a Pilato di avere il corpo di Gesù dopo la crocifissione,di cui narrano i vangeli di Luca e Giovanni. Ma nei Vangeli apocrifi egli gode di un rilievo assai maggiore (Vangelo di Nicodemo, Atti di Pilato, Memorie di Nicodemo e altri). Giuseppe di Arimatea è oggetto di molte storie, tra cui quella che egli avrebbe lavato il corpo di Gesù dopo la crocifissione, ne avrebbe raccolto il sangue nello stesso calice con cui Gesù aveva consacrato il vino durante l’Ultima Cena, identificato con il GRAAL. Con questo diventato vittima di persecuzione da parte dell’autorità ebraica e costretto a fuggire con la preziosa reliquia per salvare sé e la propria famiglia. Sembra che sia sbarcato in Britannia, tra il 35 e il 44 d.C. Altre fonti lo vogliono fermo in Palestina nascosto per 40 anni, durante i quali si sarebbe nutrito con il cibo fornitogli dal Graal stesso. Un’altra variante lo vuole approdato in Europa, a CAMARGUE(Saintes-Maries-de la -Mère) e lì avrebbe consegnato il Graal ai DRUIDI. Ecco perché la simbologia del Graal non può essere disgiunta dal patrimonio precristiano dei Celti e dalla storia peculiare della Chiesa nelle Isole britanniche. Dopo la morte di Giuseppe e di suo figlio, i discendenti non sarebbero stati in grado di custodire il Santo Graal, dai poteri miracolosi, che quindi andò disperso. Da qui l’innumerevole letteratura fiorita sulla ‘cerca del Graal’. Ma nello stesso tempo in cui Giuseppe sarebbe sbarcato in Britannia, Maria Maddalena sarebbe sbarcata nella Francia Provenzale, lasciata lì appunto da Giuseppe di Arimatea, che l’avrebbe accompagnata, anche lei con il ‘Sang real’ o ‘Santo Graal’, il sangue di Gesù, o meglio la continuazione della sua stirpe. Nei primi testi cristiani Maria Maddalena viene definita “Colei che conosce il tutto”, intimamente legata a Gesù forse da un matrimonio, evento che fu cancellato debitamente dalla Chiesa Romana (che anzi affibbiò volentieri a Maddalena la bollatura di “peccaminosa”) fondata politicamente da Costantino il Grande nel III°sec.d.C.

Nel manoscritto dell’arcivescovo Raban Maar “La vita di Maria Maddalena” si dice che Maddalena, Marta e altre compagne lasciarono le sponde dell’Asia e favorite dal vento dell’est, giunsero a Marsiglia, nella provincia gallica di Vienne, dove il Rodano giunge sulla costa. Qui,si separarono.
Molti non sono propensi a credere alla tesi che vorrebbe Maria Maddalena portatrice del ‘sang real’ inteso come eventuale figliolanza di Gesù, ma tendono a credere che Ella rappresenti un ‘simbolo’ della Grande Madre Universale, la Pistis Sophia, la Conoscenza, alla quale anche i Templari si votarono.

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