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Il Bugiardo Irlandese

Tanti anni fa nel lontano Oriente viveva un re che aveva una sola bellissima figlia. Quando essa giunse all’età da marito, il re dichiarò alla corte e ai suoi sudditi che avrebbe concesso la mano di sua figlia a colui il quale fosse riuscito a fargli pronunciare per tre volte di seguito: “E’ una menzogna, una menzogna, una menzogna!”.

La notizia della dichiarazione si diffuse non solo nel suo regno, ma in tutto il mondo, di conseguenza giunse anche in Irlanda.
Qui vivevano una sventurata vedova e suo figlio, noto per essere un impenitente bugiardo. Anche loro avevano saputo della notizia e a causa di ciò per giorni il giovane rimuginò qualcosa fino a che giunse alla decisione cruciale. Andò da sua madre per comunicargliela: “Ho intenzione di sposare la Principessa, madre! Partirò fra qualche giorno con il tuo permesso e la tua benedizione!” La madre, già provata da tante privazioni e ormai rassegnata al carattere del figlio, lo benedisse ed il giovane bugiardo irlandese partì alla volta di quella terra lontana in cerca di avventura.

Viaggiò in lungo e in largo per molti mesi, per strade e radure, per villaggi e castelli con grande determinazione e coraggio, finché giunse alla reggia del re dove le guardie lo fermarono e lo ispezionarono. I gendarmi erano molto stupiti e curiosi perchè il giovane non aveva affinità con il loro popolo e ciò li rese molto sospettosi.
“Fermo là” – lo apostrofarono – “Da dove vieni?” – gli domandarono
Il giovane bugiardo irlandese davanti all’incedere impetuoso delle guardie rispose audacemente: “Vengo dalla lontana Irlanda e vado dal vostro sovrano a chiedere la mano della Principessa!”
Le guardie, come potete immaginare, risero fragorosamente. Schernendolo e ammanettandolo, lo portarono al cospetto del re. Il re, infastidito da questa inaspettata irruzione volle conoscere tutti i particolari, facendo molte domande al giovane bugiardo irlandese. Il ragazzo confermò al sovrano che era giunto fino lì per sposare sua figlia. D’istinto il re si accigliò poi scoppiò in una grossa e grassa risata. Il ragazzo non aveva un aspetto elegante o regale e non aveva modi galanti, indossava abiti da contadino e, a causa del lungo viaggio, erano immondi.  Il re sospettava che fosse un inviato di un suo potente rivale. Così per provocarlo e sfidarlo, con l’obiettivo di saperne di più, lo condusse fuori dalla reggia fino ad un ampio prato dove greggi, mandrie e armenti stavano pascolando.
“Guarda questo bestiame ragazzo e dammi la tua valutazione circa la qualità di esso!” – disse il re tutto orgoglioso.
Il giovane bugiardo irlandese, molto scaltro per altro, cercava di capire come gabbare il re. Si guardò attorno, osservò l’orizzonte, guardò il bestiame, prese tempo. Poi con un fare quasi indifferente cominciò la sua farsa teatrale:
“Sire, posso affermare in tutta sincerità che questi armenti non sono di buona qualità rispetto a quelli che alleva mia madre”.
“Cos’hanno di speciale quelli che alleva tua madre?” – ribattè il re.
“Mi permetta di dirle Vostra Maestà, che gli armenti allevati da mia madre sono così grossi e grandi che una volta si potè fare, sotto la loro pancia, un banchetto di nozze. Dovete sapere che in quell’occasione era venuto a piovere tutto ad un tratto e gli invitati si stavano bagnando.
“Uhm, Uhm, Uhm!” – borbottò il sovrano. Allora lo portò nel suo grande orto dove veniva coltivato ogni ben di Dio. Un settore a parte era coltivato a fave.
“Adesso dimmi cosa pensi delle mie fave. Sono di buona qualità?” – domandò il re
“Vostra Maestà, sono veramente sorpreso della qualità delle vostre fave, ma c’è di meglio. Dovreste vedere le fave dell’orto di mia madre!” – esclamò il giovane bugiardo irlandese.
Il re stava diventando rosso dall’ira, ma gli chiese: “Cos’hanno di speciale le fave di tua madre?”
“Beh Sire, dovete sapere che sono piante così alte che la punta della più corta raggiunge le nuvole. Le racconto un episodio che mi è capitato, Sire. Un giorno mi recai nell’orto per raccogliere le fave da una pianta i cui baccelli erano già maturi. Avevo una sola borsa molto grande nella quale, arrampicandomi sempre più in alto, gettavo le fave. Ma quando il sacco fu pieno lo buttai a terra e continuai a salire, finché giunsi tra le nuvole. Lì vidi una casa sul cui muro si era posata una pulce. Dato che avevo bisogno di un nuovo sacco, uccisi la pulce e la spellai. La sua pelle fu sufficiente per le nuove borse. Quando poi decisi di scendere, le foglie erano già secche e si ruppero sotto i miei piedi. Poco dopo l’intero gambo si spezzò, caddì e precipitai in un profondo dirupo e rimasi incastrato tra due rocce dalle quali non riuscivo a liberarmi. Allora trassi di tasca il mio coltello, mi tagliai la testa e la mandai a casa per avvisare la mia famiglia dell’accaduto. Lungo la strada però la mia testa incontrò una volpe che la afferrò con le sue fauci e se la portò via. Ero molto seccato, Sire, così contrariato che riuscii a svincolarmi dalla presa delle rocce e corsi dietro alla volpe e quando la raggiunsi le tagliai un pezzo di coda col mio coltello. Pensi Sire, sulla coda c’era scritto che vostro padre era stato servo di mio padre!”

Il re  si infurò cos’ tanto che urlò:

E’ una menzogna, una menzogna, una menzogna!

“Vostra Maestà certo che lo è, ma siete stato voi stesso ad invitarmi a dirla. Ora dovete mantenere ciò che avete dichiarato e darmi vostra figlia in sposa.”

Fu così che il povero bugiardo irlandese ottenne la mano della bella Principessa. I due giovani si innamorarono perdutamente e i festeggiamenti proseguirono, fra risate, scherzi, giochi e banchetti, un anno intero fino al giorno delle nozze che per il giovane fu il giorno più bello della sua vita, ubriaco d’amore per la Principessa e avvolto dall’affetto della anziana madre che l’aveva raggiunto.

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