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Le Divinità dei Túatha Dé Danann- Parte 4

In questa IV e ultima parte descriverò brevemente le figure mitiche di Ainé, Sinend, Macha e alcune divinità minori.

Ainé

Patrona di Munster, Ainé era la figlia di Owell il Danann, che era un druido e figlio adottivo di Mananan. Era sia la dea del grano sia elargitrice di fertilità e amore. Il suo culto persistette per molti anni dopo l’avvento del cristianesimo, specialmente tra i contadini irlandesi i quali confezionavano torce di fieno e paglia che accendevano e recavano di notte in processione intorno alla collina a lei consacrata, per poi disperdersi tra i campi e i pascoli agitando le torce sulle colture e gli animali, affinché portassero buona fortuna. Narra una leggenda che una volta la cerimonia fu fatta saltare a causa della morte di un vicino. I contadini volsero lo sguardo verso il luogo sacro e videro girare attorno alla collina un numero indecifrato di torce fantasma maggiore del normale, con Ainé in persona in testa alla processione. Questa è una delle numerose leggende fiabesche associate a questa dea. Comunque, le leggende non spaventavano i locali, anzi li rassicuravano del fatto che la dea avrebbe continuato a svolgere il suo patronato e a vegliare bonariamente su di loro.

Sinend

Sinend, figlia di Lodan figlio di Lir, era solita visitare una certa sorgente nel paese delle fate dove – racconta la narrativa bardica – <<si trovano i noccioli della saggezzae delle ispirazioni, ossia i noccioli della poesia da cui scaturiscono contemporaneamente frutti, fiori e foglie; questi ricadono sulla sorgente sollevando sull’acqua una maestosa ondata purpurea>>. Non è specificato quale peccato di omissione rituale Senend commise durante la visita alla sorgente sacra, ma le acque fuoriuscirono e la sommersero trasportandola fino alla costa di Shannon, dove morì dando al nome il proprio nome.
Il mito dei noccioli dell’ispirazione e della conoscenza e la loro associazione con le fresche acque sorgive è onnipresente nella leggenda irlandese, mentre la storia di Sinend, pur esprimento la venerazione celtica nei confronti della scienza e della poesia, avverte anche che non si posono conquistare queste facoltà senza correre un certo pericolo. La conoscenza non accompagnata dalla saggezza è sempre un’arma potenzialmente pericolosa, come si può constatare ai giorni nostri.

Macha

Il nome Armagh (Árd Mhacha) sembra derivare dalla regina (dea) Macha (o Mhacha), che si dice sia vissuta in Irlanda 608 anni dopo il diluvio universale. E’ da questa dea che prende il nome la capitale dell’Ulster Armagh. Macha è generalmente considera colei che sopravvive di una Dea Madre venerata in alcune parti d’Irlanda prima dell’arrivo dei Celti. Nei miti figura come moglie di più di un personaggio eroico o immortale e la leggenda più nota su di lei narra come fu costretta, incinta, a partecipare ad una gara di velocità contro i cavalli di Conchobar a Emain Macha .
Vinse la competizione ma morì dando alla luce due gemelli. Si dice che durante l’agonia pronunciò una maledizione contro i guerrieri dell’Ulster, ai quali per nove generazioni procurò dolori simili alle doglie da parto; i dolori duravano cinque giorni e quattro notti nel momento del maggiore bisogno.
Anche se nella leggenda si intuisce il riferimento ad un rituale collettivo sconosciuto, essa ricorda la storia della nascita di Apollo e Artemide in cui la madre, Latona, soffrì atrocemente per nove giorni e nove notti finché Iride ottenne il permesso di andare all’Olimpo a prendere Ilizia, la quale alleviò le sue sofferenze. La leggenda di Macha reca in sé segni di influssi greco-romani.

Divinità minori

Esistono divinità minori di cui però non sono riuscita a trovare molte notizie. Ad esempio ho trovato Dianchecht: sembra fosse un medico, padre della medicina. Flidais è una figura femminile nella mitologia irlandese, conosciuta con l’epiteto Foltchaín (“bei capelli”). Si ritiene che sia stata una dea del bestiame e della fertilità. Goibnui, nella mitologia irlandese,  era il fabbro del Tuatha Dé Danann, ma è anche associato all’ospitalità dato che sembra fosse molto preparato nell’arte di fare la birra.

 

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