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Esiste una correlazione fra Mont Saint Michel e i Celti?

È facile guardare un Paese come un territorio abitato da un popolo indigeno. Facile, ma errato! Un perfetto esempio dell’errore di questa ipotesi sarebbe la Cornovaglia, apparentemente una contea inglese, sulla costa meridionale dell’Inghilterra; ma chiedi a qualsiasi persona della Cornovaglia e ti diranno che non sono affatto inglesi, ma Celti.

Questo potrebbe creare un po’ di confusione: il termine Celtico ha di solito associato la popolazione della Bretagna, Galles, Scozia e Irlanda; non dell’Inghilterra, e sicuramente non le persone di una sola contea inglese. Questo semplice fatto solleva interrogativi sull’intera questione dell’identità nazionale e, in effetti, dovremmo invece pensare in termini di tradizioni internazionali che hanno attraversato gli oceani e abbracciato generazioni per formare identità locali e individuali.

Le sei nazioni celtiche, riconosciute dalla Lega Celtica (Celtic League) sono: Irlanda, Isola di Man, Scozia, Galles, Cornovaglia, Bretagna.

Tuttavia esiste un’altra zona che è considerata Celtica dai loro stessi abitanti: la Galizia.

La Galizia, comunità autonoma nel nord-ovest della Spagna, è una regione sulla costa dell’Atlantico. La cattedrale del capoluogo regionale, Santiago di Compostela, è il luogo in cui si dice sia stato sepolto l’apostolo San Giacomo il Maggiore, ed è inoltre destinazione ultima per tutti i pellegrini che percorrono il cammino di Santiago.

A ovest, le scogliere di Capo Finisterre erano considerate dagli antichi romani la fine del mondo conosciuto. L’altra cittadina rinomata per la zona turistica e Pontevedra.

Una piccola ricerca sul termine “Celt” rivela che non è nemmeno un termine britannico, ma deriva invece da una parola greca, “Keltoi“, che era il nome dato a una tribù del sud della Francia nell’età del ferro.

Quindi questo significa che anche i francesi potrebbero essere celti? Parrebbe che ci siano somiglianze ben definite, specialmente se si considerano le comunanze tra la piccola isola nota come St Michael’s Mount, appena al largo della costa della Cornovaglia, e la più grande Mont Saint Michel, appena al largo della costa della Normandia nel Nord-Ovest Francia.

Le due isole sembrano quasi uguali ed entrambe hanno monasteri ai loro pinnacoli. Potrebbe, infatti, essere una tradizione celtica che connette le due isole? La ricerca rivela alcune scoperte affascinanti.

Il Mont Saint Michel (letteralmente “Monte San Michele”) è un isolotto roccioso situato presso la costa settentrionale della Francia, dove sfocia il fiume Couesnon.
Anticamente il monte era circondato dalla foresta di Scissy, popolata da tribù celtiche, che utilizzavano la roccia per i culti druidici.

A partire dal III sec. il livello del suolo si abbassò progressivamente – forse a causa di un bradisismo – e il mare inghiottì lentamente la foresta.

Le somiglianze tra le due isole sono, infatti, volute. Quando Guglielmo II Duca di Normandia (Guglielmo il Conquistatore) partì per l’Inghilterra nel 1066 per rivendicare la corona sul trono inglese, lo fece con il sostegno del monastero di Mont Saint Michel. Dopo aver sconfitto il re Harold II nella battaglia di Hastings e diventato il re d’Inghilterra, donò l’isola al largo della Cornovaglia quale omaggio ai monaci di Mont Saint Michel come ringraziamento per il loro sostegno.

Un priorato fu costruito in cima alle rocce dell’isola, basato sul monastero francese, e l’isola della Cornovaglia divenne nota in seguito come “il monte di San Michele”.

Questo spiegherebbe il legame tra le due isole!!

La storia celtica precede il cristianesimo. La ricerca rivela che i primi coloni cristiani arrivarono a Mont Saint Michel nel 6 ° sec. d.C., due eremiti costruirono due santuari sull’isola. Si pensa che questo fosse un tentativo di mantenere la mitologia e le tradizioni celtiche che circondavano l’isola.

Monte magico e sacro per eccellenza, Mont Saint Michel è luogo di culto che cela segreti inaccessibili e correnti telluriche sorprendenti. Eretto su pietre megalitiche, era un antico santuario druidico in onore al Dio Belenos, il dio che esprimeva la funzione guerriera e sacerdotale.
Lo scoglio su cui sorge era già noto per la probabile presenza di una necropoli celtica il cui ricordo era sopravvissuto nella tradizione popolare, ma era prima di tutto un centro culturale druidico, dedicato al culto del Sole.

L’abate Gilles Deric, uno storico bretone del XVIII secolo, confermò successivamente che il santuario era dedicato a Beleno, il dio gallico del Sole (Mons vel tumba Beleni, ossia “Monte o tomba di Beleno”).

La figura di San Michele Arcangelo si sovrappose a quella del Dio Belenos e a Michele viene attribuito uno dei compiti più importanti: quello della lotta contro le Forze del Male.

Per questo, è familiarmente raffigurato con la corazza e la spada di un guerriero nell’atto di calpestare e dunque sconfiggere Satana, rappresentato sotto forma di serpe o drago.

La sua spada ha valore simbolico: con essa, non solo trafigge il drago ma squarcia il buio, sconfigge le tenebre e riporta ai suoi protetti il conforto della Luce.
Egli è dunque il protettore dalle insidie che provengono dalle forze oscure, è la roccaforte della Luce.

Questo suo aspetto di guerriero vittorioso ed invulnerabile gli assicurerà il grande favore da parte di tutti gli eserciti, dei soldati e dei regnanti di tutte le epoche. Infatti, già nel 313 l’imperatore Costantino gli tributa un intenso culto.

Con la cultura bizantina, il culto dell’Arcangelo Michele dilaga rapidamente ovunque, diffuso soprattutto dalla popolarità che gode fra i soldati.

La ragione di questo è il rituale celtico di cui Mont Saint Michel era il centro. Il popolo celtico pensava a questo luogo come a un passaggio tra il mondo vivente e l’aldilà, e che intorno al 1 ° novembre di ogni anno le anime dei morti si radunassero attorno all’isola.

Questa credenza aveva ispirato la tradizione praticata in quel tempo, dove ogni volta che un defunto veniva sepolto in un vicino villaggio che si affacciava sul Mont, prima veniva portato in un punto della baia dove veniva volto di fronte all’isola prima di essere seppellito, affinché l’anima di esso potesse essere trasportata nell’aldilà.

Si pensa che quando i cristiani si sono stabiliti sul Mont – è per questo che l’hanno intitolato a San Michele – credessero che fosse colui che portava le anime dei morti nell’altro mondo. Questo ha permesso alla tradizione cristiana di usurpare il celtico, o forse perpetuarlo, dipende dai punti di vista.

La storia non può mai dirci tutto. Probabilmente c’erano molte altre tradizioni e rituali celtici basati attorno al luogo affascinante che è Mont Saint Michel. Ma non vi è dubbio che la sua storia è profondamente radicata nella tradizione celtica, ed è piacevole pensare che un monolite così ricco di tradizione e folklore sia ancora di nostro gradimento per noi oggi.

DISCENDENTI NORMANNI

I normanni erano le genti che hanno dato il loro nome alla Normandia, una regione nel nord della Francia.

Erano discendenti dei conquistatori vichinghi e della cultura merovingia nativa formata da franchi germanici e gallesi romanizzati. La loro identità è emersa inizialmente nella prima metà del 10 ° secolo e gradualmente si è evoluta nei secoli successivi.

LA VIA SANCTI MICHAELIS

Il culto micaelico si diffuse, in Europa, lungo l’ideale asse che unisce il santuario del Monte Gargano, Monte Santangelo, a quello di Mont-Saint-Michel in Normandia, seguendo in buona parte lo sviluppo della via Francigena.

Non per nulla, cerniera fra questi due tratti del percorso è l’abbazia della Chiusa, meglio nota come Sacra di San Michele in Val di Susa.

Nacque così quella Via Sancti Michaelis che costituiva uno degli itinerari di pellegrinaggio insieme a quelli per Santiago di Compostella, Roma e la Terrasanta.

Si assistette così al proliferare di santuari dedicati all’arcangelo Michele, dalle piccole pievi, come la chiesa di Montesiepi vicino all’abbazia di San Galgano (Siena), a edifici elaborati, come San Michele in Foro di Lucca, e sempre più giù fino all’abbazia riccamente affrescata di Sant’Angelo in Formis, presso Capua.

Tutto questo a testimonianza di una devozione che non ha avuto ostacoli fin dal IV sec. d.C., quando l’arcangelo apparve sul Monte Gargano, che diventerà sede del più importante santuario micaelico.

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