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Niamh e le Fate

In una giornata fredda, nevosa e grigia come quest’oggi è in Irlanda, nulla è più incantevole che leggere ai vostri bimbi una fiaba davanti al caminetto al calduccio.
Già in un altro articolo parlammo dei “Cerchi delle Fate”, e delle leggende che li circondano. Oggi  vi racconterò una storia ad essi connessa. La storia di Niamh una allegra e felice bambina irlandese che con il suo fratellino Liam e i suoi genitori abitavano in campagna, lontano dalle città.
Isolati com’erano usavano il carretto trainato dal loro mulo per andare a fare compere nel più vicino villaggio. Niamh e Liam si divertivano moltissimo. Durante il tragitto erano soliti guardare il cielo per osservare a primavera gli stormi di uccelli che tornavano per la cova e in autunno vederli volare via e con loro volava la loro fantasia portandoli in luoghi fantastici.

Niamh era solita giocare davanti a casa con sassi, bastoncini, fiori e tutto quello che trovava, e come tutte le bambine usava la sua fervida fantasia per immaginare storie meravigliose, romantiche e straordinarie . Immaginava guerrieri che arrivavano dal cielo, oppure Principesse in attesa del primo bacio, o ancora cigni che si trasformavano in fate.

Da un po’ di tempo però le capitava qualcosa di enigmatico a cui non riusciva a dare una spiegazione logica, tanto che si pizzicava per capire se stesse vivendo un sogno. Di notte udiva una musica celestiale e affascinante suonata con un flauto che veniva accompagnato da altri strumenti come arpe, violini, banjo e chitarre i quali rendevano la melodia irresistibile. La questione più sorprendente era che la udiva solo lei. Quando al mattino raccontava alla famiglia ciò che aveva sentito durante la notte, puntualmente le veniva risposto di non preoccuparsi perché era stato solo un sogno.
Ma Niamh non ne era convinta, così la sera seguente decise di attendere il buio più profondo, aspettando pazientemente il suono della melodia. Liam incuriosito rimase con lei.

Ecco che finalmente la musica iniziò! Questa volta anche Liam la udì ed entrambi i fratellini capirono che stava provenendo dal bosco vicino. Niamh e Liam uscirono di casa senza fare rumore per seguire quel magico suono. Nonostante questo mistero aveva mosso in loro un certo timore, la curiosità era così forte che decisero di avventurarsi nella selva. Mano a mano che avanzavano, fioche luci barluginavano fra i rami, gli arbusti e i grossi tronchi di querce. Cammina cammina arrivarono nei pressi di una radura illuminata da candele, ce n’erano a centinaia, tutte disposte a cerchio. I due bambini rimasero impietriti vedendo che all’interno di quel circolo di luce esseri fatati, fate e folletti danzavano al ritmo soave del flauto eseguito da una splendida ninfa.
Niamh a quel punto, mano nella mano al fratellino, sentì che qualcosa le impediva di rimanere sul posto: doveva danzare! Cominciò a muoversi leggiadra, seguendo affascinata il ritmo lento della musica. Poi la bambina si staccò dalla stretta del fratello che a stento tentava di trattenerla per evitare il peggio. Niamh invece, a passo di danza, raggiunse il cerchio come ipnotizzata, mentre Liam cercando di rinvenirla da quell’incantesimo urlava il suo nome con tutta la voce che aveva in gola tentando di farla tornare indietro.

Pochi istanti dopo che Niamh entrò nel cerchio per unirsi alla danza delle fate e dei folletti, una luce accecante rischiarò la radura e il cielo avvolgendo la bambina e gli esseri fatati, che scomparvero lasciando una scia luminosa come un pulviscolo di stelle.

Liam corse a casa per chiedere aiuto ai suoi genitori ai quali raccontò tutto l’accaduto. Il padre disperato si recò con il carretto dal fattore suo amico al quale chiese di dare l’allarme al villaggio per avviare immediatamente le ricerche. Intanto la madre e Liam erano ritornati nella radura dove Niamh scomparve, raggiunti poco dopo dal padre e da uno stuolo di uomini che si divisero in varie direzioni nel bosco alla disperata ricerca di Niamh. Pur esplorando per vari giorni una vasta zona della selva, in alcuni punti intricata di spine, di Niamh non c’era più traccia. Utilizzarono persino i cani per esplorare palmo dopo palmo ogni anfratto, ogni pertugio fra le rocce, ma nulla. Ogni ricerca fu vana.

Liam e i sui genitori piansero molti giorni la scomparsa della bambina e non si diedero pace. Gli anni passarono con la speranza che Niamh riuscisse a tornare, ma ormai anche la più flebile luce di lusinga si era spenta. Nel frattempo Liam crebbe e divenne un uomo forte e robusto. I genitori, dopo quel dramma, non si riebbero più. Invecchiarono presto lasciando Liam solo, in quella casa ormai vuota, con i suoi ricordi e i suoi fantasmi. Il ragazzo, non riuscendo più sopportare quel peso, prese la decisione di abbandonare tutto e di andarsene per ricostruirsi una vita. Aveva ormai chiuso casa, caricato le poche cose sul carro, quando una sensazione di nostalgia e di richiamo lo spinse, prima di partire, a tornare in quel luogo per salutare definitivamente la sorellina scomparsa, dove, a distanza di anni, era ancora visibile il cerchio di erba calpestata.

Sospirò, fece per girarsi per tornare sui suoi passi e andarsene quando si sentì chiamare: “Liam, Liam! Sei tu? Avrò danzato per venti minuti, ormai, è ora di tornare a casa da mamma e papà”.

Liam incredulo guardò la bambina, ancora con la camicia da notte addosso. Il cuore prese a battere forte come se volesse uscirgli dal petto. Il suo volto diventò una maschera di stupore e di pianto. Avvicinandosi la osservò, cadde in ginocchio davanti a lei e la strinse a sé baciandola in fronte. Il tempo per lei non era passato: era ancora una bambina!
Liam si riprese e con gli occhi gonfi di lacrime le rispose:

“Niamh, sei proprio tu! Non hai danzato per venti minuti… ma per vent’anni!”

 

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