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La “piccola” Irlanda

  • Pietro Malaguti Di: Pietro Malaguti
  • Sab 28 Lug 2018
  • 8:55 pm

C’è un’Irlanda che va vissuta con pazienza, un po’ di tempo da dedicare alle mete sconosciute, e al desiderio di scoprire cose nuove.

L’altro ieri mi succede di accompagnare mia moglie Simonetta dal parrucchiere, come spesso accade. Una conoscente comune indica a Simonetta una brava hairdresser che ha il negozio nel vicino paesino di Dromahair, ad una quindicina di chilometri dalla nostra Manorhamilton. Lei si chiama Siobhain, ma la pronuncia di questo nome femminile, che in gaelico significa “Giovanna” è Scivonn.. Stranezze di questa antica lingua che nulla ha a che vedere con le moderne lingue parlate, tanto meno con l’inglese. Simonetta prende quindi appuntamento per le 13:00 in punto e dopo un veloce spuntino di mezzogiorno ci mettiamo in macchina e andiamo a Dromahair.

Già di per sé il breve viaggio – circa 15 chilometri – è una delizia per gli occhi e anche per il naso, perché l’estate qui in Leitrim – quest’anno particolarmente calda e poco piovosa – ha fatto sì che la vegetazione sia, per così dire, “esplosa” in colori e profumi che si possono vedere e sentire soltanto nelle aree mediterranee d’Europa. La nostra grossa Zafira scivola morbida seguendo quasi da sola le curve della larga strada che porta in direzione di Carrick-on-Shannon, il capoluogo di Contea. Nessuna voglia di correre, ma di goderci il paesaggio, con in sottofondo la musica di Wolfgang Amadeus Mozart che culla il pensiero e lo sguardo. Ogni tanto la piacevole “ipnosi” viene rotta dall’attenzione posta a superare l’immancabile trattore che sputacchia e brontola avanzando e saltellando sui grossi pneumatici, al margine della carreggiata.
Ad un certo punto si deve svoltare a destra e imboccare una strada più stretta e tortuosa che corre tra filari di antichi alberi e cancelli desueti, e che fa somigliare curiosamente quest’angolo di Irlanda al Kent inglese. Un gruppetto di pecore cerca un po’ di refrigerio dall’insolita calura estiva sotto un muretto di pietre a secco che divide due proprietà.

Arriviamo a Dromahair e Simonetta si immerge nei “grandi lavori” della parrucchiera. Ci vorranno un paio d’orette per cui decido di farmi un giretto per questo grazioso villaggio dell’interno dell’isola.

Il paesino giace in una piccola valle ed è lambito dal piccolo fiume Bonet che, poco più in là, si getta del Lough Gill.

Dromahair prende il nome dalla cresta dell’altura su cui è posto sul fiume Bonet. L’altura era il sito su cui sorgeva l’antica chiesa patriziana di Drumlease, nel V secolo d.C. In gaelico irlandese il suo nome è Droim dhá Ethiar che significa “l’altura dei due demoni”.  Durante il periodo medioevale era la capitale del Breifne, quella regione comprendente un vasto territorio che si estendeva da Kells, nella Contea di Meath, quasi a Dublino, passando per l’attuale Cavan, il Nord Leitrim e Sligo. Era questo il regno degli O’Rourke, gli antichi Re del Breifne.

Poco fuori dal villaggio si trova l’antica abbazia francescana di Creevelea, che fu abbandonata dai monaci nel XVII secolo per ordine delle truppe di Oliver Cromwell. E’ ancora in buone condizioni e vale la pena farci un salto per visitarla. La navata, il transetto,, il coro e la torre sono ancora in buono stato di conservazione.

Nel 2004 fu riaperto l’hotel “Abbey” da parte di Charlie McCreevy. L’attività si interruppe improvvisamente nel 2009 e da allora la costruzione è abbandonata e il proprietario si è dileguato, così riporta un documento ufficiale. Da allora l’hotel è andato in rovina e nessuno a tutt’oggi lo ha ristrutturato nonostante sia stata emessa un’ordinanza al proprietario per obbligarlo alla conservazione dell’immobile.

Nella foto di copertina si può vedere l’ingresso della locale Tea-room, deliziosa per stile e molto romantica.

Sembra la descrizione di un qualunque paesino dell’interno dell’Irlanda, ma il piacere che si prova nel passeggiare immersi nel silenzio rotto soltanto dal transitare di qualche raro veicolo è veramente unico. Non sempre è necessario perdersi tra le attrazioni principali di un paese ma – come avviene nella nostra amata Italia – talvolta è la scoperta di un piccolo borgo remoto e dimenticato dal flusso del grande turismo a rendere unica un’esperienza di viaggio.

Féach tú go luath

 

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