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Skellig Michael, un’isola diventata famosa

Skellig_Michael

Se non fosse per gli ultimi due episodi di Star Wars, lo scoglio – che fatico a chiamare isola – di Skellig Michael sarebbe probabilmente rimasto seminascosto tra le pagine di qualche guida turistica che comprenda la costa sud-ovest dell’Irlanda. E’ un isolotto al largo del più famoso Ring of Kerry, percorso ogni anno da migliaia di turisti affamati di Irlanda. Le principali peculiarità di Skellig Michael sono le dimore di monaci che più di 1.400 anni fa si stanziarono su questo remoto sperone in mezzo all’infuriare dell’Atlantico e la presenza dei famosi Puffins, buffi e simpatici uccelli marini che passano l’estate qui nidificando e che spariscono dalla sera alla mattina, per migrare, e per ritornare sull’isola otto mesi dopo.

puffin
Puffin

Importanza Storica

L’importanza storica di Skellig Michael è data dalla presenza di monaci cristiani che vissero qui, in eremitaggio. Ma è probabile che si trattasse di un luogo sacro di pellegrinaggio da tempi molto più remoti. Antiche leggende parlano di “Daire Domain”, il Re del Mondo, che sarebbe vissuto qui. La tradizione orale parla di ciò da circa tremila anni e narra dei Tuatha de Dannan, il mitico popolo di uomini e donne alti e belli, figli della divinità femminile sacra Danu (o Dana).

I monaci cristiani giunsero sull’isola tra il VI e l’VIII secolo d.C. e quivi costruirono le tipiche cellette ad alveare, specie di Igloo in pietra con una minuscola apertura d’ingresso atta a trattenere all’interno il calore durante i rigidi inverni atlantici. Copie di queste cellette sono state ricostruite a Killybegs, molto più a nord, nel Donegal, a riprova che questa formula costruttiva era diffusa in tutta l’Irlanda. Infatti Killybegs significa – nella inglesizzazione moderna del gaelico “piccole chiese”. Pare infatti che le celle fossero luogo sacro e inviolabile da chichessìa.

A Skellig Michael i monaci scendevano le lunghe scalinate alla mattina presto per recarsi a pescare e procurarsi il cibo per la giornata. Passavano poi il resto della giornata a coltivare lo sparuto orto e a pregare. Gli abitacoli erano costruiti in forma arrotondata esternamente per resistere ai venti fortissimi e cubici al loro interno. Le pietre erano saggiamente sovrapposte in modo tale che nemmeno una goccia di pioggia potesse penetrare all’interno.

La linea di San Michele

Ma ciò che rende questo sito sacro è che fa parte della linea di San Michele Arcangelo.

La Linea di San Michele Arcangelo è un enigmatico allineamento di sette santuari, disposti lungo una linea retta che si estende dall’Irlanda fino a Israele. Questo percorso, lungo migliaia di chilometri, è legato alla figura di Michele, l’angelo guerriero menzionato nelle tradizioni cristiane, e secondo la leggenda sarebbe stata tracciata dal santo stesso per simboleggiare la lotta contro il male. In realtà, alcuni studiosi di esoterismo considerano questa linea come la trasposizione visibile dei 7 chakra.

Star Wars
Star Wars su Skellig Michaels

 

Saga di Star Wars

Nel 2015 sull’isola iniziarono le prime riprese del penultimo episodio di Guerre Stellari (Star Wars) in cui brevemente, al termine, la protagonista va su un remoto pianeta con lo scopo di incontrare Luke Skywalker ivi rifugiato in esilio.

Nell’ultimo episodio, uscito di recente, invece le scene si svolgono estensivamente su Skellig Michael. In realtà molte scene si sono svolte altresì nei paraggi di Malin Head, anche se per uno buffo scherzo del destino, non è piovuto nemmeno un giorno durante le riprese, che invece richiedevano il tempo tipico irlandese, ventoso e con pioggia.

Patrimonio dell’UNESCO

Skellig Michael è stata dichiarata Patrimonio Universale dall’UNESCO e ci sono diverse restrizioni riguardo all’accesso dei turisti, che deve essere in numero limitato. Questo, unito alla popolarità data da Star Wars, ha fatto sì che le numerose imbarcazioni autorizzate a portare turisti sull’isolotto siano in “overbooking”, cioè non si trovi più posto, fino alla fine del mese di ottobre, data ultima dopo la quale nessuno più accede all’isola. Quindi se desiderate visitare Skellig Michael, dovrete aspettare molto tempo.

“… the most fantastic and impossible rock in the world … the thing does not belong to any world that you and I have lived and worked in; it is part of our dream world.”
George Bernard Shaw

Etimologia

La parola “Skellig” deriva dall’antica parola irlandese sceillec , che si traduce come “piccola o ripida area di roccia”.

Il primo riferimento noto alle Skellig appare negli annali irlandesi ; un racconto di un naufragio avvenuto intorno al 1400 a.C., che si dice sia stato causato dai Tuatha Dé Danann , una razza soprannaturale nella mitologia irlandese . Secondo la leggenda, Irr, figlio di Míl Espáine (a cui a volte viene attribuita la colonizzazione dell’Irlanda), stava viaggiando dalla penisola iberica , ma annegò e fu sepolto sull’isola. Si dice che Daire Domhain (“Re del mondo”) vi sia rimasto intorno al 200 d.C. prima di attaccare l’esercito di Fionn mac Cumhaill nella vicina Ventry .

Un testo dell’VIII o IX secolo registra che Duagh, re del Munster occidentale , fuggì a “Scellecc” dopo una faida con i re di Cashel nel V secolo, sebbene la storicità dell’evento non sia stata stabilita.  Altre prime menzioni includono la prosa narrativa di Lebor Gabála Érenn e Cath Finntrágha , così come il Martirologio medievale di Tallaght

Dal libro di Jane Wilde “Incantesimi e Magie d’Irlanda” testo del 1887

Gli isolotti di Skellig, situati a circa undici miglia dalla terraferma, sono considerati un luogo di grande santità. Nel Medioevo, durante le settimane penitenziali di Quaresima, i monaci usavano lasciare il convento adiacente e ritirarsi sulle Skellig Rocks in silenzio, preghiera e astinenza. Sono ancora visibili sulla cima dell’isolotto molte antiche cellette in pietra, nelle quali dimoravano i frati. Tali celle sono del più antico ordine ciclopico di costruzioni conosciute in Irlanda, molto più antiche della chiesa che vi è accanto, la quale risale al settimo secolo.

Certamente non può essere immaginato posto più terribile, in quanto a solitudine e desolazione, della cima di una roccia brulla, raggiungibile soltanto da una stradina stretta e quasi inaccessibile anche per chi è abituato ai sentieri sugli strapiombi, figuriamoci per un viaggiatore ordinario, che ne sarebbe terrorizzato a morte.

Poiché durante la Quaresima erano proibiti i matrimoni, divenne una consuetudine per i giovani di entrambi i sessi fare un pellegrinaggio agli isolotti di Skellig durante l’ultima settimana di Quaresima. Si formava una processione di ragazze e di scapoli e venivano accese torce a catrame per guidarli sui sentieri pericolosi. La finalità era di passare la settimana in preghiera, penitenza e lamenti; le ragazze pregando per avere dei buoni mariti, e gli scapoli pentendosi dei loro peccati. Ma i rituali gradualmente degeneravano in un tale carnevale di danze, bevute e divertimenti che i preti dovettero ripudiare questi pellegrinaggi, e proibire l’annuale visita agli Skellig. Tuttavia la pratica continuò fino a quando la polizia non sgombrò gli isolotti. Così ebbe fine l’uso di “andare agli Skellig”, dal momento in cui il governatore pronunciò il giudizio contro tale abitudine come “sovversiva della moralità e del decoro. Il divertimenti selvaggio agli isolotti è ora soltanto una memoria della tradizione dei vecchi abitanti.

 

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