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Children of Lir

  • Simonetta Ecchia Di: Simonetta Ecchia
  • Mer 20 Mar 2019
  • 6:26 pm

La storia di “Children of Lir” (I Figli di Lir) è uno dei racconti più famosi d’Irlanda. E’ una delle tre grandi narrazioni mitologiche (“tragedie“) dell’antica Irlanda. Le altre due sono “Il destino dei figli di Tuirenn” e “Deirdre of the Sorrows”. È una storia che quasi tutti in Irlanda conoscono, principalmente dalla scuola ma anche attraverso una serie di altri percorsi (opere teatrali, televisione, libri). A causa della sua popolarità ai tempi degli antenati, era relativamente comune per i cantastorie collegare il racconto ai luoghi vicini a dove si trovava il loro pubblico. Ciò non solo ha contribuito a fornire una spiegazione delle principali caratteristiche topografiche dell’ambiente locale, ma ha anche reso la storia molto più pertinente per le persone che l’hanno ascoltata per la prima volta.

I bambini erano i figli e le figlie di Lir, un membro del clan Túatha Dé Danann, che sposò Eve, la figlia del re Bov il Rosso, il re dei Túatha Dé Danann. Eve e Lir erano felicemente sposati e avevano una coppia di gemelli: Aed e Finola, e dopo un breve periodo seguirono un altro gruppo di gemelli, due ragazzi, Conn e Fiara.

Ma la loro felicità iniziò a svanire quando Eve si ammalò di una malattia feroce e spietata che non le diede il tempo di rendersene conto. In pochi giorni Eve si lasciò il mondo alle spalle morendo fra le braccia del suo Lir. La morte di Eve causò un terribile dolore al suo sposo e i suoi figli: era il sole delle loro vite.
I figli di Re Lir crebbero avvolti dall’amore del padre ma continuava a mancare la presenza di un volto amorevole e rassicurante, insomma le carezze della madre. Lir rifletté per molto tempo e dopo qualche anno decise di risposarsi. Bodhbh Dearg (Bov The Red), padre di Eve e nonno materno dei quattro bambini, che risiedeva a Sídh ar Feimhim (Slievenamon Co Tipperary) – fu il re prescelto dei Tuatha Dé Danaan dopo la sconfitta del popolo gaelico – mandò Aoife, sua seconda figlia, affinché diventasse la nuova moglie di Lir.
Aoife era la madre attenta e affettuosa che desideravano. Era anche una moglie amorevole e premurosa. Ma il suo amore puro si trasformò in gelosia non appena si rese conto dell’affetto devoto di Lir per i suoi figli. Era gelosa del fatto che Lir dedicasse la maggior parte del suo tempo a giocare con i suoi figli. Per questo motivo, i bambini di Lir divennero i suoi nemici invece che i suoi figliastri. La gelosia le indurì a tal punto il cuore che arrivò addirittura a pianificare il loro assassinio. Ma poiché temeva che i loro quattro fantasmi la perseguitassero, decise di ricorrere alla magia.
Un giorno d’estate Aoife portò i bambini a nuotare nel Lough Derravaragh. Mentre i bambini stavano giocando, Aoife prese fuori la bacchetta magica del Druido e dopo una strana invocazione lanciò un terribile incantesimo su di loro. Ci fu un lampo di luce e i bambini svanirono. Al loro posto erano comparsi quattro splendidi cigni con piume bianche come la neve, che nuotavano elegantemente sull’acqua. Uno dei cigni aprì il becco e parlò con la voce di Finola: “Che cosa ci hai fatto?” Aoife ridacchiò “Ho fatto un incantesimo su di voi. Sarete cigni per 900 anni. Trascorrerete 300 anni su questo lago, 300 sul Mare di Moyle e 300 sulle acque di Inisglora. Solo il suono della campana della chiesa cristiana può rompere l’incantesimo”

I bambini non tornarono a casa quella sera ed il re preoccupato andò a cercarli vicino al lago, dove sapeva che si erano recati. Ma tutto ciò che vide furono quattro splendidi cigni. Con sua grande sorpresa, uno dei cigni lo chiamò: “Padre, Padre, sono io Finola!” Lei gli raccontò che cosa Aoife aveva fatto loro. Lir tornò al suo castello e implorò Aoife di annullare l’incantesimo, ma lei rifiutò. Lir si infuriò così tanto che la bandì dal suo regno. Aoife così si mise a vagare in tutta l’Irlanda in cerca di protezione, ma ormai nemmeno il padre la volle più.
Lir, dal canto suo non potendo spezzare l’incantesimo, passò il resto della sua vita al lago per stare con i suoi figli, parlare con loro e per ascoltare il loro canto. Poi venne il momento in cui Lir, vecchio e stanco, non poté più raggiungere le rive del lago. Morì con la pena nel cuore poiché sapeva che non avrebbe più rivisto il suoi figli nelle sembianze umane. Così i quattro bambini rimasero soli. Durante i loro 300 anni sul Lough Derravaragh, molte folle si accamparono spesso sulla riva per ascoltare il canto dei cigni.

Passarono gli anni e i secoli. Dopo 300 anni sentirono la spinta ad emigrare verso il mare di Moyle, una zona fredda, desolata e tempestosa fra la Scozia e il Nord Irlanda, dove i quattro cigni-bambini subirono grandi sofferenze. Passarono di nuovo 3 secoli quando arrivò il momento che i quattro cigni volarono a Inisglora nel Connacht, ormai stanchi, invecchiati e rassegnati. La vita era sicuramente più agevole sull’isola, per l’abbondanza di cibo e le temperature più miti.
Poi una mattina ecco il suono che stavano aspettando: era il suono della campana della chiesa cristiana. Nuotarono fino a riva. Fuori dalla chiesa, dove suonavano le campane, c’era un monaco chiamato Caomhog. I quattro cigni, proprio in quel momento, ripresero le sembianze umane, ma ormai erano anziani, deboli e affaticati. Il monaco non credette ai suoi occhi. Finola abbracciò i suoi fratelli, erano così felici di essere di nuovo umani, ma erano ormai passati 900 anni. Caomhog li accolse nel monastero, li rifocillò e ascoltò la loro triste storia, dopo di che li battezzò. Pochi giorni dopo, i quattro fratelli ormai riunitisi in forme umane, sentirono il bisogno di riposare le loro stanche membra. Un suono sordo come un tuono rimbombò in tutta l’isola. Le nuvole erano gonfie di pioggia e qualche fulmine squarciò il cielo lasciando penetrare un forte bagliore. In quel momento i quattro fratelli sentirono che la morte si stava avvicinando e si accoccolarono sulla battigia della spiaggia l’uno vicino all’altra pronti, in attesa che il loro destino si compisse. Il monaco li trovò la mattina dopo, abbracciati e con un lieve sorriso sulle labbra. Li seppellì amorevolmente in un’unica tomba come loro avevano chiesto. La notte seguente sognò i quattro bambini volare sulle nuvole: volteggiavano i cielo felici per essere ormai liberi da quell’infinito esilio.

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