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Teig O’Kane e il cadavere – Racconti e novelle celtiche – prima parte

  • Simonetta Ecchia Di: Simonetta Ecchia
  • Sab 16 Giu 2018
  • 6:57 pm

Conquistati e dominati nel corso della loro storia da molti popoli, i Celti mantennero viva la loro cultura nella tradizione orale, di cui i racconti fiabeschi sono l’espressione più significativa poiché, nei loro racconti, c’era sempre una sorta di morale. Dall’Irlanda, la Scozia, la Bretagna e il Galles, provengono bellissime storie. Oggi comincio con una novella irlandese tratta dal libro “Fiabe Celtiche – Leggende di tutto il mondo” Oscar Mondadori

TEIG O’KANE e IL CADAVERE – prima parte

Tanto tempo fa, nella contea di Leitrim, in Irlanda, viveva un ragazzo forte e pieno di vitalità. Suo padre era un ricco fattore e aveva molto denaro. Quando doveva spenderlo per suo figlio non si tirava indietro. Però, più il giovane cresceva più preferiva il divertimento al lavoro, e dato che suo padre non aveva altri figli e amava il giovane più di ogni altra cosa al mondo, gli permetteva di fare tutto quello che gli piaceva.

Il giovane spendeva il suo denaro a destra e a manca. A casa non lo si trovava quasi mai,  e se nel raggio di dieci miglia c’era una fiera, una gara o una festa, lui ci andava sicuramente. Raramente passava una notte sotto il tetto paterno; se ne andava sempre in giro, e come Shawn Bwee tanto tempo fa, anche lui sentì i respiri d’amore delle ragazze sulla sua camicia. Era un bel ragazzo e tutte le ragazze ne rimanevano affascinate e se ne innamoravano presto. Bastava che lui le guardasse per infiammare i loro cuori. Per questo composero una strofetta per lui:

Guardate questo briccone
sempre in cerca di baci.
Di notte gira da un luogo all’altro
come un vecchio riccio; e di giorno dorme.

Col tempo divenne assai scontroso e oltrepassò più volte i limiti della tolleranza. In casa di suo padre non ci rimaneva né di giorno né di notte, e continuava le sue kailee (da una luogo all’altro, di casa in casa. I vecchi scuotevano il capo e dicevano: <<E’ facile immaginare che cosa succederà alle proprietà del vecchio quando morirà. Nel giro di un anno il figlio scialacquerà tutto!>>. Il giovane si diede al gioco e al bere; il padre tollerava tutto e non lo puniva mai. Un giorno, però, giunse all’orecchio del padre la voce che suo figlio aveva sedotto una ragazza del vicinato. Dapprima egli andò su tutte le furie, poi chiamò il figlio e gli disse in tono tranquillo e ragionevole:

<<Avic, tu sai che ti voglio bene. Ti ho sempre concesso tutto e ti ho sempre dato il denaro che ti occorreva. Ho sempre sperato di poterti lasciare in eredità la mia casa e le mie proprietà una volta morto. Oggi però mi hanno raccontato una cosa di te che mi riempie di sdegno. Non puoi capire quanto mi renda triste tutta questa faccenda. Però ricordati: se non sposerai subito quella ragazza lascerò tutte le mie proprietà e la mia casa al figlio di mio fratello. Non ho la minima intenzione di lasciare tutto ciò che ho guadagnato nel corso della mia vita ad una persona come te, che ne farebbe un così cattivo uso e che persa solo a flirtare con donne sposate o a sedurre ragazze inesperte. Pensaci bene! Se sposerai quella donna riceverai la mia proprietà come dote, altrimenti puoi dire addio all’intera eredità. Hai due giorni di tempo per dirmi cosa hai deciso.>>

Avic, allarmato replicò: <<Accidenti! Domnoo Sheery, padre, non dire queste cose. Io sono sempre stato un bravo figliolo. Chi è stato a dirti che non voglio sposare quella ragazza?>>

Il padre però si era voltato e se n’era già andato. Il giovane sapeva che il vecchio avrebbe mantenuto la sua parola. Cominciò a preoccuparsi seriamente perché sapeva che il padre, per quanto fosse tranquillo e buono, non si sarebbe mai rimangiato la sua parola.
Il giovane non sapeva cosa fare esattamente. Egli amava quella ragazza e un giorno l’avrebbe sposata, però adesso avrebbe voluto restar scapolo ancora per un po’ per continuare la sua vita dissoluta: bere, far festa e giocare a carte. Inoltre era furibondo perché si sentiva obbligato a fare qualcosa e perché so padre aveva cercato di fargli pressione. “Mio padre è proprio un pazzo!” disse fra sé e sé. “Avevo quasi deciso di sposare Mary, ma adesso che lui mi ha minacciato avrei voglia di rimandare il matrimonio”.

Era così agitato che non riusciva a decidersi sul da farsi. Alla fine corse fuori casa pensando che la notte avrebbe raffreddato un po’ i suoi bollenti spiriti. Prese a vagare per le strade e si accese la pipa. Era una limpida notte, e lui continuò a camminare finché il suono dei suoi rapidi passi gli fece dimenticare le preoccupazioni.
Una luna a metà splendeva nel cielo. Non si muoveva vento e l’aria era tiepida. Camminò per tre ore, poi si accorse che era già tardi ed era ora di tornare.
<<Musha, non ho nemmeno badato all’ora>> disse. <<Sarà già quasi mezzanotte.>>

Dopo aver pronunciato queste parole udì un rumore di voci e uno scalpiccio di passi sulla strada davanti a sé. “Chi sarà mai a notte tarda su una strada così solitaria? pensò.
Si fermò, rimase in ascolto, e si accorse che era il vociare di molte persone.
<<Ohibò>> disse << Strano. Non è gaelico né inglese. E nemmeno francese.>>
Avanzò di un paio di passi e riconobbe, alla luce della luna, un gruppo di folletti che avanzava verso di lui e che portava qualcosa di grosso e pesante.

“Oh putiferio!” pensò “Il piccolo popolo! Che cosa stanno portando?”.
Gli si rizzarono i peli della schiena e cominciò a tremare quando si accorse che si stavano dirigendo rapidamente verso di lui. Gettò un’altra occhiata e vide che era circa venti folletti, nessuno più alto di 3 piedi (circa 90 centimetri). Non riuscì però a distinguere che cosa stessero portando. Si fermarono davanti a lui e gettarono a terra il loro pesante carico. Solo allora si rese conto che era un cadavere.
Il sangue gli si ghiacciò nelle vene. Uno dei folletti grigi si fece avanti e disse: <<Siamo stati fortunati ad incontrarti. Teig O’Kane”>>

Il povero Teig era rimasto di sasso e non riusciva a pronunciare una sola parola.

<<Teig O’Kane>> proseguì il folletto grigio <<non era forse ora che ci incontrassimo?>> Teig non riusciva a dire nulla.
<<Teig OKane>> disse il folletto per la terza volta, <<Siamo stati fortunati ad incontrarti.>> A Teig era come se la lingua si fosse incollata al palato. Il folletto grigio si rivolse ai suoi compagni; i suoi occhi azzurri brillarono divertiti.
<<Beh>> disse <<se Teig O’Kane non riesce a parlare possiamo fare di lui ciò che vogliamo. Teig, Teig, hai condotto una vita dissoluta. Potremmo renderti nostro schiavo senza che tu ti possa opporre. Non serve disobbedirci. Prendi il cadavere.>>
Teig era così spaventato che riuscì a pronunciare solo due parole: <<Non posso!>>
<<Teig O’Kane non vuole prendere il cadavere>> disse il folletto con un sorriso malvagio, e la sua voce risuonò come una campana sbrecciata, fessa, artefatta. <<Teig O’Kane non vuole prendere il cadavere. Forse dobbiamo aiutarlo.>>

Mentre diceva ciò tutti i folletti si strinsero intorno a Teig, ridendo e chiacchierando. Teig cercò di fuggire, ma essi lo inseguirono, gli fecero lo sgambetto e lo fecero cadere gambe all’aria in un mucchio di paglia accanto alla strada. Prima di potersi rialzare i folletti gli immobilizzarono braccia e gambe al punto che non riuscì nemmeno più a sollevare la testa. Sei o sette di loro, poi, sollevarono il cadavere e glielo caricarono sulla schiena.
Il petto del cadavere premeva sulla schiena di Teig e le sue braccia gli si erano strette intorno al collo. Teig si sollevò, imprecò e cercò di liberarsi del cadavere, ma invano; le braccia si avvinghiavano intorno al suo collo e le gambe si stringevano come una morsa intorno ai suoi fianchi. Il cadavere si era attaccato saldamente a lui come la sella sulla schiena di un cavallo.

Il ragazzo fu assalito da un paura terribile. “Sono perduto!” pensò “E’ stata la mia vita dissoluta a lasciarmi in balia del piccolo popolo. Giuro davanti a Dio, alla Madonna, ai Santi Pietro e Paolo, a San Patrizio e Santa Brigida che sarò sempre un uomo onesto e che sposerò quella ragazza, se solo uscirò vivo dal questa situazione.”

Il folletto grigio si fece avanti e disse: <<Ebbene, Teigeen. Hai visto cosa succede a disobbedire? Farai ancora il testardo se adesso ti ordino di seppellire questo cadavere?>>
<<Farò tutto ciò che comanderete, Vostro Onore!>> disse Teig <<Sicuro!>> Il folletto scoppiò a ridere.
<<Cominci a ragionare, Teig>> disse <<Adesso ti lasceremo andare. Però non abbiamo finito con te. Ascoltami bene, Teig O’Kane: se non ci obbedirai in tutto e per tutto te ne pentirai amaramente. Porta questo cadavere sulle tue spalle fino a Tempoll-Démus ed entra nella chiesa. In mezzo alla chiesa scavagli una fossa e seppelliscilo, poi lascia quel luogo così come l’hai trovato. Nessuno dovrà accorgersi che qualcuno è stato lì. Non è finita. Può darsi che non sia possibile seppellire il cadavere in quella chiesa, può darsi che qualcun altro abbia già occupato la fossa. Se non riuscirai a seppellirlo a Teampoll-Dèmus portalo a Carrickfhad-viv-Orus e seppelliscilo nel cimitero. Se fosse chiuso portalo a Imlogue-Fada, e se nemmeno là riuscirai a seppellirlo portalo a Kill-Breedya. laggù riuscirai a seppellirlo senza problemi. Non ti so dire dove esattamente ti sarà consentito seppellirlo, ma in qualche posto ci riuscirai. Se farai bene il tuo lavoro ti saremo riconoscenti e tu non avrai più motivo di preoccuparti. Se però sarai lento e pigro ci rivedremo sicuramente per la resa dei conti.>>

Riuscirà Teig O’Kane a compiere quella strana missione al fine di redimersi? Seconda parte clicca —> qui.

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