(Testo di Isabella Marchi)
L’Università
Questi miei pensieri sul Trinity College nascono da una mia pura curiosità, non essendo riuscita a visitarlo durante la mia ultima vacanza in Irlanda. Nonché da un’idea di mia madre, che ha pensato fossi la persona giusta per buttare giù due righe su qualcosa che non ho mai visto!
Beh, dopo alcune ricerche, mi sono quasi pentita di non essere riuscita a vederlo, ma lo farò molto presto poiché tornerò in Irlanda ad Aprile 2018.
Sì perché dicono che il Trinity College sia: “Being a Community. That’s the Trinity Experience”.
E pare vero, perché la struttura è aperta a tutti e si trova nel centro di Dublino, quindi facilmente raggiungibile.
Forse non da mio padre Pietro, che l’ultima volta, per farci arrivare in centro ha dovuto fare un paio di inversioni e ha percorso qualche metro su un senso unico, perché gli avevano incasinato la piantina mentale che si era fatto, cambiando dei sensi di marcia.
Dev’essere davvero un’esperienza imponente, percorrere il viale di ciottoli che arriva fino al centro della piazza, circondata da aree verdi smeraldo, con l’erba tagliata e ordinata.
Dev’essere meraviglioso e un tantino reverenziale passare sotto la porta d’ingresso sovrastata dall’orologio blu con le lancette dorate, orologio che segna da secoli il tempo del College, dal 1592 circa.
Non bisogna essere per forza uno studente o un insegnante per accedere; non è una struttura chiusa, anzi, è molto integrata con la città, poiché chiunque può entrare, anche solo per stare nei giardini del College e respirare aria di cultura e storia; o per partecipare ad eventi e proposte formative. La gente entra dalla città per poter far parte di quel mondo. La pietra che risplende nei giorni soleggiati, il verde acceso dei giardini, danno senso di spazio e luce.
Inizialmente al Trinity College venivano accettati studenti solo protestanti, mentre dal 1793 anche i cattolici hanno potuto usufruire dell’esperienza Trinity e dal 1904 anche le donne.
Benché il Trinity si ritenga un organo a sé, fa comunque parte dell’Università di Dublino. Ah, questi separatisti del Trinity…
Studenti Illustri che hanno frequentato il Trinity College
Tra gli ex studenti, possiamo annotarci alcuni nomi:
- Samuel Beckett: “Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio”. (Questa citazione mi piaceva perché è come se ci volesse spronare a non avere paura di sbagliare. Chi non fa, non falla!
- Oscar Wilde: “Non vi è alcuna ragione per cui un uomo debba mostrare la sua vita al mondo. Il mondo non capisce”. (Questa l’ho presa in considerazione pensando al mondo dei social e al fatto che la gente magari posta qualcosa anche di falso, solo per avere un minimo di considerazione, ma al mondo non frega niente, quindi forse è meglio essere sé stessi…
- Edmund Burke: “Tutto ciò che è necessario per il trionfo del diavolo è che gli uomini buoni non facciano nulla”. (Questa l’ho scelta semplicemente perché è vera. Si può applicare davvero a qualsiasi cosa. Il male continuerà ad esistere se continua a non esserci anche solo un individuo che faccia la differenza.)
- Oliver Goldsmith: “Ho sempre la meglio quando discuto da solo”. (Questa citazione invece è davvero divertente!!! Anche a me piace avere ragione quando parlo con me stessa. Qualsiasi cosa succeda, sono sempre io che ho l’ultima parola.
Giardini e Opere d’Arte
Di Burke e Goldsmith ci sono le statue all’ingresso, uno dei due con un libro in mano, cosa da me molto gradita, dal momento che amo moltissimo la lettura e la scrittura; e uno dei due sembra in posa per la foto. Chissà se quando gli hanno dedicato la statua sapevano che sarebbe esistito un upgrade del ritratto e della scultura, che si chiama fotografia. Sembra davvero fatto apposta per essere continuamente immortalato. Modello per la vita.
Un’altra opera d’arte, che si trova davanti alla Berkeley Library è la scultura di Arnaldo Pomodoro, “Sfera con Sfera” 1982-1983. Lo scultore italiano dice della sua opera che voleva portare alla luce il bisogno di scoperta di ognuno di noi, rompendo una forma perfetta come la sfera, rivelando il meccanismo interno.
Messaggio davvero profondo… ma se io avessi visto dal vivo un’opera del genere (essendo, lo ammetto, molto ignorante in ambito di arte moderna) avreste potuto vedere una certa smorfia sulla mia faccia, ma che non vado a descrivere, per non offendere gli appassionati… in risposta vi cito qui il mio “concetto di sedialità” (da una gag di “Aldo, Giovanni e Giacomo). E sta a voi capire cosa volevo comunicare…
Una volta entrati passando sotto il portone di legno, accompagnato dall’orologio, e aver percorso il viale d’ingresso, ci troviamo d’innanzi, proprio al centro di Parliament Square, al campanile del Trinity College, un edificio di granito che comunica anch’esso la grandezza dell’intera struttura.
Alla base ci sono le sculture di quattro “arti” che simboleggiano la Divinità, la Scienza, la Medicina e la Legge. C’è una superstizione, un po’ come qui a Bologna con la Torre Asinelli o la Basilica di San Luca; gli studenti non devono assolutamente passare sotto il campanile, soprattutto quando le campane suonano: pena, il fallimento degli esami o la sfortuna nello studio. Direi che gli studenti hanno molti motivi per non passarci sotto, ma io sfiderei la sorte.
Il Campanile è stato eretto nel 1842 e ha due campane. La più piccola in alto suona per avvisare gli studenti dell’orario di pranzo, mentre la più grande in basso suona per due motivi; il primo, per le sessioni d’esame; il secondo, per i funerali che si tengono nella cappella. Ad ogni modo la campana grande suona per il giudizio in generale: dell’uomo, quando si tratta degli esami universitari; di dio, quando si tratta del proprio funerale.
Ehi… sto scrivendo e commentando per divertimento, quindi non interrompete la mia arte, grazie… (Arte piena di puntini di sospensione, insomma, scrittura moderna e al passo con i tempi! Peccato che su word non ci siano le emoticons della tastiera dell’iPhone! Quindi mi arrangio.
La Old Library e il Book of Kells
Ora però veniamo alla parte per me più interessante.
Amando i libri, penso che avrei il batticuore, ad entrare nella Old Library, ma soprattutto a muovere qualche passo ossequioso nella Long Room (65 metri di lunghezza, infatti), la sala di lettura più grande al mondo e facente parte della biblioteca più grande d’Irlanda.
Mi sentirei un po’ come “Belle – La Bella e la Bestia” quando entra nella biblioteca del castello della Bestia.
Dentro questa sala ci sono più di 200.000 volumi, che racchiudono 400 anni di storia d’Irlanda. Ogni volume è una pubblicazione fatta in Irlanda o nel Regno Unito… un sacco di inglese scritto dunque! E sono i volumi più vecchi della biblioteca, che comunque è ripartita in vari edifici, di cui 4 solo nel Trinity College e all’1 St James’ Hospital.
Lungo tutto il corridoio centrale sono posti i busti di marmo dello scultore Peter Scheemakers, busti di filosofi, scrittori e uomini che hanno contribuito ad accrescere il valore storico e culturale del Trinity College.
Questa sala è così particolare che ha ispirato gli Archivi Galattici Jedi! Non era stato richiesto nessun permesso al College, quindi si rischiava un’azione legale da parte del College, ma fortunatamente, tutto a posto.
Inoltre la stessa sala è stata utilizzata come set cinematografico di Harry Potter. Soltanto che questi libri non svolazzano al loro posto come quelli del maghetto, questi restano lì, immobili, imbalsamati, e chissà se qualcuno mai li riprenderà in mano (a parte la pulizia, che pare essere un problema non indifferente) per rileggerli e dare modo alla loro storia di essere raccontata.
E’ davvero suggestivo per me anche solo guardare quei volumi con coste dai colori sbiaditi nel tempo, fatte di pelle, così spesse da pensare che ci possa essere un’intera vita dentro…
Prenderei in mano uno qualsiasi di quegli scritti per poter sentire qualcosa degli individui che l’hanno scritto…
Il pezzo da Novanta della Old Library è il Libro di Kells, manoscritto miniato, realizzato da monaci irlandesi nell’antico 800 circa. Si trova al Trinity dal 1661.
Contiene la copia in latino dei quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
L’inchiostro con cui è stato scritto viene da varie parti del mondo, per esempio: il rosso è stato estratto da un insetto che esiste solo nelle zone mediterranee; il giallo è stato ricavato dall’arsenico di Persia.
Un altro diamante sulla corona del Trinity è l’arpa celtica più antica d’Irlanda, in legno di salice e corde d’ottone. L’arpa di Re Brian Borù, XIV sec.
Le sue linee gentili richiamano la forma di un cigno, animale davvero grazioso, ma che fa un verso davvero poco coerente con la sua immagine di magnificenza. Fortunatamente l’arpa non è così “disgraziata”!
I bardi, i re e i maghi avevano con sé un’arpa, che era vista come simbolo di potenza. Infatti venivano seppelliti con essa, essendo simbolo di forte legame tra la vita e la morte.
L’arpista era preso in grande considerazione in tutte le corti; cantava di amore, amicizia, guerra e magia. Era un po’ una figura misteriosa che tutti rispettavano. Infatti erano molto popolari e carismatici.
Una curiosità che mi sento di sottolineare è che anche la Guinness ha un’arpa raffigurata sul proprio brand!
Considerazioni Finali
Dopo questa attenta ricerca, sicuramente vorrò andare a visitare davvero questo luogo intrigante e magico, pieno di cultura e mistero, immaginandomi di essere la “Belle” che fa ingresso in una biblioteca piena di libri, così numerosi che non basterebbe una vita intera per leggerli tutti.
Immaginandomi che ogni volume voglia parlarmi, come in “Pagemaster”.
E facendo svolazzare le mie gonne, proseguo, riempiendomi di incanto e di desiderio gli occhi e il cuore.
Féach tú go luath
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